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Buona ripresa

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transatlantico
La decadenza di Berlusconi, va bene. Non intendo assolutamente sminuirne l'importanza, ma è già stato detto tutto. Mi limito solo a segnalare il fatto che il Paese assiste imbambolato alla vicenda di un leader condannato in via definitiva per un reato grave, e che questa vicenda paralizza tutto il resto. E un giorno sì e uno no minaccia di far precipitare l'Italia nell'instabilità totale. Una instabilità i cui costi economici sono stati spiegati molto bene da Enrico Letta l’altro giorno. In ogni altro posto civile questo leader avrebbe tolto il disturbo da solo e lasciato il comando al suo successore. A noi, chissà perché, questa grazia non è data.

Poi c'è il caso di dodici persone che si nascondono nei cessi di Montecitorio, salgono sul tetto e ci passano la notte, srotolando uno striscione. Quindi vengono convocate in presidenza e si beccano cinque giorni di sospensione. Come al liceo. Praticamente nessuno, nel Paese, sa perché l'hanno fatto. Sì, vabbè, la difesa della Costituzione. Non è che le ragioni dei grillini siano proprio da buttar via. Però questo è il classico caso in cui il clamore del gesto copre le sue motivazioni. Ma si sa che la battaglia politica costa fatica, intelligenza e capacità di dialogo. Tutte cose che da quelle parti latitano. Molto più facile compiere gesti clamorosi, anche se poi restano fini a se stessi. Facilissimo poi, e anche assai spiritoso, chiedere la sospensione del presidente della Repubblica

Altro caso, quello dell’ex guardasigilli Nitto Palma che in commissione Giustizia al Senato trova una maggioranza raccogliticcia per far votare una norma che punisce i magistrati che rilasciano interviste. Il problema della giustizia italiana non è esattamente questo, ma non fa nulla. Anche se si tratta di una norma che non passerà mai l’importante è dare un segnale di vendetta contro le toghe.

E infine, i soldi ai partiti. Che proprio non ce la fanno a condurre in porto la legge che elimina il finanziamento pubblico, è più forte di loro. A questo punto il decreto se lo meritano, e anzi c’è da chiedersi cosa aspetti il premier a dare seguito alla sua minaccia di procedere per decreto.

Eccola, la ripresa. Non la ripresa economica, che vi credevate? E’ la ripresa di settembre. Quando insieme agli uffici, alle fabbriche e alle scuole riaprono anche i palazzi della politica.

A proposito di fabbriche: Riva ha chiuso tutti gli impianti mandando a spasso 1400 operai. La politica ha qualche risposta di fronte a questo ricatto lanciato a lavoratori, governo, forze politiche, sindacati e magistratura? Per il momento non se ne ha notizia.

E a proposito di lavoro: qualche risposta sul fronte delle riforme su cui proprio oggi la Ue è tornata ad insistere?

E su come evitare di tornare ad affondare nel deficit, magari evitando l’iniquità dell’aumento dell’Iva, qualche idea?

E anche ammettendo che la recessione sia agli sgoccioli, anzi finita, qualche proposta per dar modo al Paese di agganciare il ritorno dell’attività economica e tornare a crescere magari un po’ di più del solito zero-virgola-qualcosa?

Per il momento, nulla. Non resta che attendere. Nel frattempo seguiremo con passione la discussione su come punire i magistrati anziché un condannato, sparare cazzate su Napolitano anziché discutere di riforme costituzionali, salvare i bilanci dei partiti anziché quelli delle famiglie.

Buona ripresa a tutti.


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